REGIA:
SYLVESTER
STALLONE |
DISTRIBUZIONE:
WARNER BROS
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TRAMA:
un gruppo di missionari arriva
a Bangkok per intraprendere una rischiosissima missione umanitaria e
portare aiuto alla popolazione birmana duramente oppressa dal regime
di Rangon. Ed è qui che ritroviamo un disilluso e solitario reduce
dal Vietnam: sono passati vent’anni dal primo “Rambo”
e John è un uomo che non ha più la guerra nel sangue,
semplicemente perché non ha più nulla. Il nostro ex berretto verde
è ormai appesantito dall’età e segnato
dalla “sporca guerra”. La maschera dell’eroe, quella
dei precedenti episodi, sta scomparendo del tutto. Ma a volte basta
una scintilla per (ri)accendere un fuoco, e così, di fronte alla
notizia della cattura dei missionari da parte dell’esercito, il
Nostro, fascetta alla mano (o meglio, alla testa), ci regala una
nuova ed ultima missione. Il resto è già scritto. Del resto si sa:
“Dio perdona, Rambo no!” |
COSA NE PENSIAMO: a
volte ritornano, è il caso di dirlo. E così Sly, dopo aver appeso
i guantoni al chiodo con l’ultimo capitolo sul pugile più famoso
del grande schermo, Rocky
Balboa, indossa per l’ultima volta i panni (sporchi) di Rambo,
per un’uscita di scena degna di una delle più grande icone che il
Cinema abbia mai regalato. Scompare
infatti la serialità dei titoli che contraddistingueva le
precedenti pellicole, esattamente come per il sopracitato “Rocky”,
per lasciare spazio semplicemente ad un uomo, John,
che resterà sempre
legato, nell’immaginario collettivo, ad un eroe, Rambo,
che ha attraversato le guerre che la macchina Cinema ha portato
sullo schermo in questi ultimi due decenni. E non importa se lo ha
fatto con risultati altalenanti, perché ne è uscito sempre e
comunque vincitore: Stallone è Rambo, non il contrario, e
quest’ultimo è un’icona ed una maschera, come nell’antico
teatro greco, nel suo quarto ed ultimo atto. Insomma, una splendida uscita di scena, diretta,
per la prima volta, dallo stesso Stallone: la storia, simile per
impostazione alle precedenti, cattura lo spettatore sin dalle prime
battute ed un’ottima regia e un montaggio serrato fanno il resto.
Si respira aria di avventura, di guerra, c’è ancora la rabbia, ma
anche la nostalgia di un passato che ha segnato per sempre, tolti i
panni dell’eroe, un uomo e il suo destino, la cui unica possibilità
è quella di restare muto osservatore delle vite altrui. E quando
non si ha una casa, un’origine, un passato... non si può fare
altro che voltare le spalle alla vita (e allo spettatore) e
percorrere una strada vuota e polverosa, alla ricerca di un
possibile orizzonte.
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IL NOSTRO CONSIGLIO:
coinvolgente, spettacolare,
adrenalinico, nostalgico ed eccessivo. Rambo non torna a casa, ma,
in compenso, torna nuovamente sullo schermo…e ne siamo felici. |
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Le immagini sono © e ® WARNER BROS
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