LE MIE GROSSE GRASSE VACANZE GRECHE

di Federica Di Bartolo

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GENERE: COMMEDIA/SENTIMENTALE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REGIA: Donald Petrie

 

 

 

 

 

 

 

 

DISTRIBUZIONE: CDE
TRAMA: Georgia è una guida turistica, prende la vita troppo sul serio e nel suo lavoro è addirittura insopportabile. Tutto sembra andare storto, fino a quando non si trova a fare i conti con uno strampalato gruppo di turisti in vacanza in Grecia: un’ingessata coppia inglese con figlia arcigna al seguito, la tipica coppia americana con bandiera stelle e strisce, un ragazzo single che non può fare a meno del suo Blackberry, una coppia australiana innamorata della loro Foster, un vero e proprio miscuglio di personalità e culture a dir poco bizzarre. “Oracolo” del gruppo  Ivr che insieme a un affascinante e misterioso autista aiuteranno Giorgia a lasciarsi andare e a godersi la vita.

 

COSA NE PENSIAMO: dopo lo straordinario successo del film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, che in America incassò più di 240 milioni di dollari, ecco che si torna a parlare della Grecia e della sua cultura. Dopo ben 7 anni di distanza la dolce e simpatica attrice e sceneggiatrice canadese Nia Vardalos torna a far ridere il suo pubblico. Il titolo originale “My life in ruins” che giocava sul doppio senso: “La mia vita in rovina” o “La mia vita fra le rovine”, in Italia è diventato “Le mie grosse grasse vacanze greche” per cercare di cavalcare l’onda del successo precedente.  La pellicola è ancora una volta prodotta da Tom Hanks, e la sceneggiatura nasce dalla collaborazione della Vardalos con Mike Reiss.  Lo stile del film è molto simile a quello precedente, caratterizzato sempre da sentimenti e ironia con i soliti clichè. Il film, come al solito, è arricchito dalla voce della Vardalos  che informa sulle abitudini e sulle usanze greche e che, con le sue performance e le sue disavventure, riesce a far ridere il pubblico. Stavolta la giovane attrice di origine ellenica veste i panni di Giorgia, una ragazza americana che è giunta in Grecia nella speranza di vedersi assegnata una cattedra universitaria, ma che si ritrova alle prese con un gruppo di terribili turisti di lingua inglese. Nonostante i suoi sforzi per cercare di far apprezzare le bellezze naturali e artistiche della Grecia, il suo gruppo di viaggiatori sembra essere molto più interessato ai gelati e agli orripilanti souvenir e gadget. Sono due mondi opposti, che entrano necessariamente in contrasto. Giorgia non riesce a comprendere queste persone, che ai suoi occhi appaiono solo come fonte di amarezze e di guai, sono secondo lei delle persone “grette”, incapaci di vedere la bellezza del mondo che li circonda. La voce narrante, Giorgia, interviene proprio per sottolineare gli aspetti e gli elementi più negativi della situazione, ma il cambiamento è dietro l’angolo… Infatti nella bizzarra compagnia di visitatori c’è anche il vecchio e simpatico Ivr, interpretato dal premio Oscar Richard Dreyfuss,  e, fra una risata e l’altra, diviene suo malgrado una sorta di “Deus ex machina”, e con le sue parole riesce a stravolgere la vita di tutti, ma soprattutto quella di Giorgia, che riuscirà di nuovo ad entrare in contatto con il suo  Kefi ( in greco indica la gioia di vivere e la  passione ). “Le mie grosse, grasse vacanze greche” si innesta, come il precedente, sulla satira culturale e sull’inciviltà moderna (citaz: “I greci hanno inventato l'arte, hanno fondato la democrazia e la filosofia. Poi hanno scoperto la pennichella”), sull’idea dello scontro/incontro fra  due culture opposte a confronto, fra due modi diversi di vedere la realtà. Lentamente però tutto cambia e questo urto - attrito culturale si trasforma in un arricchimento per tutti dal punto di vista umano, sentimentale e culturale.  Il film, realizzato da Donald Petrie, non conquista il pubblico come il precedente, forse perché la sceneggiatura è caratterizzata da troppi stereotipi, come quello degli americani sciocchi e convinti di poter comprare ogni cosa con il denaro, degli australiani ubriaconi, dei britannici frigidi, delle spagnole focose e dei vecchietti cleptomani.  E’ pur vero che il fascino e il brio della Vardalos e il bravissimo Richard Dreyfuss riescono comunque a rendere il film piacevole, leggero e divertente, regalando momenti di alta ilarità, che fa da contrappunto al romanticismo, forse un po’ troppo zuccheroso e smielato. A inficiare la pellicola è però la traduzione italiana, che sembra aver tralasciato alcuni elementi importanti o averli travisati, come la battuta sul fondoschiena di Giorgia, che sembra essere un nodo cruciale della storia d’amore, ma che resta lì nel vuoto, lasciando perplesso lo spettatore.

 

IL NOSTRO CONSIGLIO: potete aspettare il passaggio tv

 

   

Le immagini sono © e ® CDE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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